Scoprire la presenza di Escherichia coli in un tampone vaginale o nelle urine è una situazione comune, che può generare dubbi e preoccupazioni. Le domande più frequenti riguardano:
“È normale che ci sia?”, “Si trasmette con i rapporti?”, “Devo prendere subito antibiotici?”, “Perché torna sempre anche dopo le cure?”.
L’Escherichia coli non è sempre un nemico: fa parte della flora intestinale e diventa problematico solo quando migra in sedi come vescica o vagina.
“Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, le infezioni urinarie sono tra le più comuni infezioni correlate all’assistenza, con Escherichia coli come patogeno prevalente”.
(Fonte: ISS, 2023).
Quando diventa un problema?
La presenza del batterio non equivale automaticamente a un’infezione. Esistono due scenari principali:
Colonizzazione asintomatica: il batterio è presente senza causare danni. In questi casi, il medico può semplicemente monitorare la situazione, senza intervento farmacologico immediato.
Infezione attiva: se compaiono sintomi come bruciore, bisogno frequente di urinare, perdite anomale o dolore, è necessario un trattamento mirato.
In diversi casi, quindi, la colonizzazione è silente e non richiede l’uso immediato di antibiotici, mentre l’infezione sintomatica va affrontata tempestivamente per evitare complicazioni.
Come si trasmette? È una malattia sessualmente trasmissibile?
Spesso ci si chiede se E. coli si possa contrarre dal partner. La risposta è no: non è una malattia sessualmente trasmissibile. La vicinanza tra ano, uretra e vagina può facilitare il passaggio del batterio.
I rapporti sessuali possono favorire il trasferimento, ma semplici accorgimenti riducono il rischio, come urinare subito dopo i rapporti. Questo gesto è utile anche per prevenire recidive di cistite, un problema trattato più in dettaglio in questo articolo.
Perché torna sempre anche dopo la cura?
Alcuni casi presentano recidive: terminato l’antibiotico, i sintomi spariscono, ma dopo poche settimane l’infezione si ripresenta.
E.coli è un batterio “tenace”: può aderire alle pareti della vescica o ricolonizzare rapidamente grazie all’intestino.
Per limitare le recidive, oltre alla terapia, possono essere utili rimedi naturali o strategie di prevenzione, simili a quelle indicate per problemi come la vaginite.
Escherichia coli in gravidanza: rischi e prevenzione
La presenza di E. coli non impedisce la gravidanza, ma eventuali infezioni devono essere trattate prontamente. Durante la gestazione, il batterio può causare cistiti ricorrenti o, nei casi più gravi, infezioni renali.
Per chi pianifica una gravidanza, è importante avere informazioni precise sulla fertilità e sui controlli necessari: queste tematiche sono trattate in questo approfondimento sulla pianificazione della gravidanza e FIVET.
Si cura solo con antibiotici?
Non sempre. Se l’Escherichia coli è presente senza sintomi, il medico può scegliere di non intervenire. Se invece provoca disturbi, la terapia antibiotica diventa necessaria, ma deve essere scelta in base all’antibiogramma, così da essere davvero efficace contro quel ceppo specifico.
Accanto ai farmaci, però, sempre più donne trovano giovamento nell’associare rimedi naturali di supporto come il mirtillo rosso o il D-mannosio, che riducono la capacità del batterio di aderire alle pareti della vescica. Non sostituiscono la terapia, ma aiutano a prevenire nuovi episodi, specialmente in chi soffre di infezioni ricorrenti.
Conclusioni
Avere Escherichia coli nei tamponi vaginali o nelle urine è una condizione frequente, che non va vissuta con ansia ma nemmeno sottovalutata. Non si tratta di una malattia sessualmente trasmissibile e, nella maggior parte dei casi, si gestisce con successo con terapie mirate e buone pratiche quotidiane.
La vera chiave sta nell’unire la cura all’attenzione per la prevenzione: così si riduce il rischio di recidive e si vive più serenamente, senza la paura che ogni piccolo fastidio si trasformi in una nuova infezione.