Con la comparsa dei primi sintomi è preferibile consultare il proprio ginecologo, il quale valuterà lo stato delle pareti vaginali e del vestibolo vulvare appurando la presenza di arrossamento, pallore, assottigliamento e secchezza.
Quando necessario, si procede anche ad ulteriori approfondimenti con:
- analisi del pH vaginale, che nelle pazienti con atrofia vulvo-vaginale può risultare alterato per una variazione del microbiota vaginale (la flora batterica normalmente presente nei genitali femminili)
- esame delle urine, soprattutto nei casi in cui l’atrofia vulvo-vaginale sia associata a disturbi urinari.