Per capire da dove nasca il falso mito della Spagna come “polo di avanguardia della fecondazione in vitro (IVF)” bisogna tornare indietro al 2004. Anno in cui in Italia si firmò la legge 40.
La Legge 40
Lo scopo dei legislatori era quello di normare una pratica medica già rigidamente regolata da una serie di linee guida enunciate nel codice deontologico dell’Ordine dei medici. Nodo centrale della nuova legge era il riconoscimento all’embrione dello status di soggetto di diritto. Questo attraverso una serie di obblighi e divieti particolarmente restrittivi:
- la norma proibiva il congelamento degli embrioni e, di conseguenza, la loro produzione in numero adeguato per garantire alla donna una gravidanza
- impediva la produzione di più di tre embrioni
- obbligava il medico a impiantare contemporaneamente tutti gli embrioni prodotti, anche contro la volontà della donna, esponendola a gravidanze bi- o trigemine
- prevedeva che sull’embrione non si potesse effettuare alcuno screening genetico, neanche nel caso in cui i genitori fossero portatori di mutazioni patogene note
- vietava di usare a fini di ricerca – per esempio per la coltura di staminali embrionali – anche gli embrioni malati o sovrannumerari, quelli cioè che comunque non sarebbero mai stati impiantati (e che non si sarebbero neanche potuti distruggere, ma solo crioconservare per un tempo indeterminato).
I divieti sanciti dalla legge 40 si estendevano anche alla fecondazione eterologa, cioè quella che avviene con donazione di gameti da parte di terzi. In tal modo ledeva di fatto gli interessi delle coppie con sterilità grave.
L’emigrazione verso la Spagna
Ecco che, in questo scenario legislativo quanto mai confusionario e restrittivo, nacque una nuova esigenza. Alle coppie che desideravano avere un figlio non restava che andare all’estero dove non esisteva questa cervellotica ed assurda legge. Pertanto in Spagna, logisticamente e culturalmente più vicina a noi, iniziarono a fiorire centri che accoglievano l’emigrazione dall’Italia per la patologia della riproduzione. Io stesso strutturai, in collaborazione con miei colleghi della Cornell University, un centro a Siviglia.
Da qui si diffuse l’evidenza che in Spagna si ottenevano risultati migliori e più idonei per la salute delle coppie. Tutto ciò, malgrado noi italiani fossimo i migliori per esperienza e competenza scientifica.
Lo scenario attuale
Cosa è accaduto da allora? Come spesso capita, quando le leggi sono scritte senza lungimiranza, la legge 40 nel corso del tempo è stata fatta a pezzi dalla magistratura. Dal 2008 a oggi sono state emesse 48 sentenze. Tribunali ordinari, Corte europea per i diritti dell’uomo e Corte costituzionale hanno modificato profondamente la legge 40. Si è provveduto così a eliminare le parti ritenute incompatibili o contrastanti con quanto sancito dalla Costituzione. Gli interventi più sostanziali sono stati tre:
- Il primo (151/2009) ha eliminato il tetto massimo della produzione di tre embrioni e soprattutto l’obbligo di impianto contemporaneo. Esso infatti è stato ritenuto incompatibile con il principio di autonomia del medico e con quello di tutela della salute della donna
- Il secondo (162/2014) si è espresso sulla fecondazione eterologa, eliminandone il divieto. La Corte costituzionale ha ritenuto che il divieto di eterologa è illegittimo perché viola il diritto alla salute. Dal momento che la sterilità è una patologia, vietarne il trattamento diventa incostituzionale. Ma non solo: il divieto viola anche il diritto di autodeterminazione, perché la scelta di avviare un progetto genitoriale spetta ai genitori stessi e non allo Stato”
- La terza modifica (96/2015) ha sancito che il divieto di effettuare diagnosi preimpianto sugli embrioni viola il diritto degli aspiranti genitori a conoscere le condizioni di salute dell’embrione.
Conclusioni sul falso miti della Spagna
Insomma la legge 40 è ormai antiquata. Essa soffre di problemi strutturali difficilmente risolvibili, perché vuole disciplinare rigidamente una questione che invece si evolve molto velocemente, al passo con i rapidi progressi della scienza. Ci auguriamo che presto si possa formulare un testo completamente nuovo, più leggero e che dia maggiore autonomia alle parti coinvolte.
Intanto, con il sistematico smantellamento della legge, la necessità di espatriare per avere trattamenti di alto livello è divenuta, ed è oggi, praticamente inutile (tranne per i trattamenti per coppie omo e donne single). Tuttavia, il grande business che si è sviluppato in Spagna, sulla scorta di una legge assurda in Italia, ha comunque creato il falso mito di un’avanguardia nei trattamenti che non corrisponde al vero. Lentamente le coppie stanno prendendo coscienza della realtà. Infatti i centri spagnoli, per far fronte alla oggettiva diminuzione di pazienti, che non vedono ragione di recarsi lì, hanno messo in atto una strategia di marketing tanto aggressiva quanto equivoca. Stanno provando ad aprire centri in Italia, sfruttando quello che resta del falso mito “dei medici spagnoli migliori nel campo della riproduzione assistita”.