fbpx
toxoplasmosi in gravidanza

Toxoplasmosi in gravidanza

In questo articolo scopriamo meglio questa patologia: di cosa si tratta, quali sono i sintomi e i rischi della toxoplasmosi in gravidanza.

La toxoplasmosi è una patologia di origine parassitaria, che può colpire diverse specie animali in qualità di ospiti intermedi. Il protozoo responsabile della malattia è il Toxoplasma Gondii. Il principale ospite definitivo, nel quale il parassita è in grado di espandersi attraverso una riproduzione sessuata, è il gatto. L’uomo può contrarre la malattia attraverso l’ingestione di carni crude nelle quali sono presenti delle uova del parassita, o attraverso il contatto diretto con gatti infetti. Anche verdure non accuratamente lavate possono essere responsabili di contagio.

Vediamo ora più nel dettaglio come avviene il contagio e quali sono i principali sintomi avvertiti dall’uomo.

Come avviene il contagio

Come già anticipato, il gatto è l’ospite definitivo di questo protozoo appartenente al gruppo degli apicomplexa. Esso è facilmente presente in carni crude o poco cotte di ospiti intermedi (animali che ospitano il parassita senza però permetterne la riproduzione sessuata).

Il gatto, attraverso l’espulsione delle sue feci può contagiare moltissimi insetti presenti in natura, a loro volta in grado di rilasciare il protozoo su prodotti vegetali presenti in natura o di contagiare altri animali che si nutrono di insetti. Nel primo caso, se non ci preoccuperemo di lavare bene la verdura che mettiamo in tavola ci sottoporremo al rischio di contagio.

Anche il contatto diretto con il gatto è considerato ad alto rischio di infezione. In caso di presenza di toxoplasma nel felino, infatti, la sua saliva può contagiarci mentre lo accarezziamo o mentre lui è intento a dimostrarci affetto leccandoci. Ma il rischio maggiore è costituito dal contagio attraverso le feci. Cambiare la lettiera del gatto, infatti, ci espone fortemente al rischio di infezione.

Quali sono i sintomi della toxoplasmosi

L’infezione da toxoplasma non rappresenta una patologia invalidante per l’essere umano. I sintomi sono spesso talmente lievi da non permetterci di capire che siamo stati contagiati, risolvendo il suo ciclo infettivo in pochi giorni. In genere sono sintomi simil-influenzali: febbre, ingrossamento dei linfonodi del collo, dolori muscolari e stanchezza.

Un discorso molto diverso riguarda le donne che contraggono la toxoplasmosi in gravidanza. I rischi per il feto sono molto alti ed è estremamente importante, appena si scopre di essere incinta, procedere con tutti gli esami necessari. Questi ci consentiranno di conoscere se abbiamo contratto la malattia in passato, se vi è un’infezione in atto, o se si è ancora totalmente negativi al protozoo. Infatti, una volta contratta la patologia e seguito il suo completo decorso, il nostro corpo produce gli anticorpi necessari alla sua difesa, rendendo impossibile un ulteriore futuro contagio. Cosa significa questo? Se ci ammaliamo una volta di toxoplasmosi, ne saremo poi immuni per il resto della vita.

Toxoplasmosi in gravidanza

Appena si scopre di essere in dolce attesa è necessario capire quale sia la nostra situazione immunitaria in rapporto alla toxoplasmosi. Per farlo è necessario effettuare un esame del sangue che ci indicherà nel dettaglio la nostra situazione.

Nel caso in cui le analisi ci confermino l’immunità possiamo tirare un sospiro di sollievo. Se non l’abbiamo mai contratta ma non vi è un’infezione in atto dobbiamo evitare il contagio nei mesi di gestazione, seguendo un rigoroso regime alimentare (sempre nell’ambito di una corretta dieta) e alcune particolari accortezze con gli animali domestici. Quando vi è invece un infezione in atto i rischi per il feto possono essere irreversibili.

Se si è contratta la toxoplasmosi in gravidanza è necessario intervenire con una cura antibiotica a base di spiramicina per ridurre al minimo le possibilità di contagio del feto. Qualora il feto fosse già stato contagiato si procede con una terapia antibiotica incrociata che blocchi l’evolversi della patologia nel feto. Questa informazione si può ottenere solo a seguito di una amniocentesi.

Una accurata e precoce diagnosi può permetterci di intervenire riducendo al minimo le possibilità di danni e complicanze nella crescita fetale. Quando invece non si procede con prezioso tempismo vi sono probabilità che superano il 30% di gravissime conseguenze per il bambino.

Le conseguenze della toxoplasmosi sul feto

Se l’infezione del feto avviene nel primo trimestre di gravidanza, esso è sottoposto ad un altissimo rischio di malformazioni del sistema nervoso con conseguenti danni alla vista e al cervello. In molti casi, il contagio nel primo trimestre porta ad un aborto spontaneo, perché il feto non sarebbe in grado di procedere la sua naturale e fisiologica crescita. Altri invalidanti conseguenze sono la presenza di ittero alla nascita, dimensioni errate del cranio e linfoadenopatia. Anche il parto prematuro è una conseguenza molto frequente di questa sfortunata condizione del bebè.

Se la toxoplasmosi viene contratta nei trimestri successivi i suoi esiti sono molto più blandi.

Prevenzione in gravidanza

Se non si è immuni al protozoo è altamente consigliato seguire tutti gli accorgimenti e le regole alimentari per ridurre al minimo le possibilità di contagio. Vediamone i principali.

  • per le gestanti a rischio di contrarre la malattia, è opportuno ripetere ogni 4-6 settimane il toxo-test
  • evitare il consumo di carne cruda o non sufficientemente cotta
  • durante la preparazione di carne indossare guanti di gomma ed evitare il contatto con le mucose
  • evitare il consumo di verdure crude. Nel caso in cui proprio non si riuscisse, è opportuno lavarle con estremo riguardo con amuchina e prodotti disinfettanti
  • proteggere qualunque alimento da mosche ed insetti. Essendo ospiti intermedi, questi potrebbero infettare i nostri alimenti
  • disinfettare molto bene tutti gli utensili da cucina utilizzati per tagliare la carne e le verdure crude (anche in questo caso l’amuchina rappresenta un’ottima soluzione)
  • se si possiede un gatto non è assolutamente necessario allontanarlo da casa, ma occorre evitare di pulire la cassetta del gatto. Qualora non fosse possibile, è necessario indossare sempre guanti di gomma ed effettuare la pulizia molto di frequente. L’alimentazione del gatto, inoltre, dovrà essere unicamente in scatola, e non fatta in casa
  • limitare al minimo le pratiche di giardinaggio. Il rischio è quello di entrare accidentalmente a contatto con feci feline infette. Per questi lavori è assolutamente obbligatorio l’utilizzo dei guanti.
  • il prosciutto crudo, invece, può essere tranquillamente mangiato in gravidanza al contrario di quanto molti affermano. La salatura, infatti – se eseguita in concentrazioni di sale da cucina (cloruro di sodio) superiori al 6% per tempi prolungati – è in grado di inattivare la cisti di toxoplasma nei tessuti animali.
toxoplasmosi in gravidanza
Consigli su alimentazione in caso di toxoplasmosi in gravidanza

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su