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Crioconservazione degli ovociti per “preservare” la fertilità

Talvolta si sentono notizie, soprattutto relative a personaggi famosi, che raccontano della possibilità di diventare mamme anche oltre i 60 anni senza sottoporsi alla fecondazione assistita! Si tratta di una bufala. Una notizia priva di fondamento scientifico. Una circostanza assolutamente inverosimile. Difatti, ciò che spesso viene omesso in queste comunicazioni è che queste donne hanno praticalo la crioconservazione degli ovociti in età più giovane, per potersi poi permettere di posticipare la maternità.

Con il passare degli anni il numero di ovociti nelle ovaie declina per un processo naturale, detto atresia. È necessario informare le giovani donne che la finestra fertile femminile è limitata e che la riserva ovarica e la qualità degli ovociti si riduce al crescere dell’età, particolarmente dopo i 35 anni, quando concepire un bambino diventa progressivamente sempre più difficile.

Infatti, la fertilità della donna risulta massima tra i 20 e i 30 anni; poi decresce progressivamente, in modo repentino dopo i 35 anni; fino a diventare prossima allo zero già diversi anni prima della menopausa. L’ingresso nella fase di subfertilità o infertilità avviene per molte donne intorno ai 40 anni, ma può essere anche molto più precoce. Ecco perché diventare madre a 60 anni, senza aver fatto ricorso alla tecnica di crioconservazione o ovodonazione, è scientificamente impossibile e notizie del genere alimentano solo false speranze, con ricadute psicologiche devastanti.

Non è possibile che una gravidanza avvenga in modo naturale a un’età così avanzata! Ma quali strategie si possono mettere in atto per aiutare a “preservare” la fertilità della coppia e delle donne?

  • Innanzitutto un tessuto sociale più di supporto, che consenta e aiuti le coppie ad avere figli in età più giovane (aumento del tasso di occupazione giovanile, maggiori strutture di supporto alla maternità, etc)
  • maggior prevenzione e cura delle cause di sterilità attraverso la consulenza di specialisti del campo
  • e infine il Social Freezing, ossia la crioconservazione degli ovociti

Il Social Freezing, infatti, consiste nel congelamento e successiva conservazione degli ovociti per motivi sociali. Questa tecnica si basa sull’esperienza ottenuta con la Procreazione Medicalmente Assistita nel campo della crioconservazione ovocitaria e sulle esperienze di conservazione a lungo termine degli ovociti in pazienti la cui fertilità futura era compromessa da tumori e chemioterapia.

Attraverso il social freezing è possibile crioconservare gli ovociti in giovane età (quando il patrimonio ovocitario è ancora integro in termini quantitativi e qualitativi) in modo da permettersi di posticipare la maternità superando futuri problemi di fertilità legati al progredire dell’età. Questa è probabilmente la risposta più immediata e praticabile in relazione al, sempre più frequente, spostamento in avanti dell’età per la ricerca di un bambino.

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