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Fecondazione in vitro: dietro le quinte

La Fecondazione In Vitro è una tecnica di Procreazione Medicalmente Assistita che oggi ci permette di ottenere gravidanze con percentuali di successo superiori al concepimento naturale! Ma come avviene?

Cosa accade veramente durante la Fecondazione in Vitro?

Niente di diverso da ciò che avverrebbe all’interno dell’apparato riproduttivo femminile! Normalmente l’ovocita viene rilasciato dall’ovaio all’interno della Tuba di Falloppio e fecondato da uno spermatozoo. Allo stesso modo, con la Fecondazione in Vitro, gli ovociti giunti a maturazione vengono prelevati e portati in Laboratorio, dove – contemporaneamente – il seme del partner maschile viene attivato per migliorare e incrementare la sua capacità fecondante.

A questo punto, ovociti e spermatozoi si uniscono per diverse ore, in una incubatrice che gli offre condizioni ideali sia per la fertilizzazione che per il loro sviluppo.

Il risultato è lo zigote. Esso va incontro a una serie di divisioni cellulari che danno origine alle cellule (blastomeri) che formeranno l’embrione. I blastomeri continuano a subire ulteriori divisioni cellulari formando, intorno al quarto giorno dall’inseminazione, un’unica massa compatta, detta morula. Intorno al quinto/sesto giorno dalla fecondazione, la morula evolve in blastocisti. A questo punto la blastocisti si espande progressivamente, fino a fuoriuscire dalla zona pellucida (ossia il guscio esterno protettivo dell’embrione) e, grazie al rilascio di particolari enzimi, potrà dare inizio all’annidamento, ossia ad impiantarsi allo strato endometriale dell’utero.

Lo stadio di blastocisti è il livello massimo di sviluppo embrionale in Fecondazione Assistita, ossia fuori dall’utero materno. Successivamente l’embrione deve essere necessariamente trasferito in utero.

Nell’ambito di una Fecondazione In Vitro, il trasferimento embrionario può essere eseguito anche prima, in seconda o terza giornata, in funzione della storia clinica della coppia e della valutazione delle caratteristiche morfologiche e di sviluppo degli embrioni.

Tuttavia, gli embrioni che giungono allo stadio di blastocisti sono considerati i più evoluti e “potenzialmente competenti”, ossia che hanno maggiori probabilità di dare inizio a una gravidanza. Inoltre, il trasferimento allo stadio di blastocisti (quindi alla 5/6 giornata) consente di avere una migliore sincronizzazione con l’ambiente uterino, poiché fisiologicamente l’embrione giunge in utero proprio allo stadio di blastocisti. Altro vantaggio del “trasferimento tardivo” nell’ambito di una FIVET è che, attendendo lo stadio di blastocisti è possibile valutare meglio la vitalità embrionale e, quindi, trasferire in utero un singolo embrione, riducendo il rischio di gravidanze gemellari.

Gli incubatori di nuovissima generazione del nostro Centro di Fecondazione Assistita CFA ci consentono di osservare in modo super-innovativo tutto ciò che accade al loro interno. Grazie a delle microtelecamere possiamo visionare ogni istante dell’evoluzione embrionale, dallo zigote fino alla blastocisti, senza mai dover estrarre l’embrione dall’incubatore. Eccovene un assaggio:

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2 commenti su “Fecondazione in vitro: dietro le quinte”

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